Weekend in Piemonte: Valle Vigezzo, Val Formazza, Alpe Devero

Weekend in Piemonte 

Di seguito il racconto del mio weekend tra le valli dell’alto Piemonte: Valle Vigezzo, Valle Antigorio, Val Formazza e  Alpe Devero. Nella mappa sottostante i luoghi principali visitati in ordine cronologico con hotel e ristoranti. 

                                       

 

Valle Vigezzo 

16-10-2021

In prossimità del weekend le previsioni danno tempo bello, decido di approfittarne per visitare per la prima volta l’alto Piemonte, prevedendo anche un pernottamento. Parto da Torino intorno alle 7,30, ci sono 9°, cielo azzurro. La prima tappa è la  Valle Vigezzo, valle laterale della Val d’Ossola che mette in comunicazione l’Italia con la Svizzera, conosciuta pure come la Valle dei Pittori per la storica presenza di paesaggisti e ritrattisti. 

Al contrario di molte altre valli alpine, quella di Vigezzo è larga, aperta e molto soleggiata. La motivazione è anche geologica, la valle è di origine glaciale, il suo profilo è tipicamente ad U, frutto del modellamento dei ghiacciai pleistocenici. Le valli invece di origine fluviale mostrano, nello stadio più giovanile della loro storia, un profilo tipico a V, sono più strette con pendii ripidi. L’intera valle, dal 1923, è percorsa da una ferrovia storica, la Domodossola- Locarlo. Famoso è il treno del foliage, che nel periodo autunnale permette di ammirare i  colori caldi dell’autunno.

La valle è molto turistica, in estate offre diverse attività outdoor compreso il parapendio, in inverno invece è possibile sciare e praticare altri sport come pattinaggio su ghiaccio e hockey.

Craveggia 

La prima tappa in Valle Vigezzo è il pittoresco borgo di Craveggia, il più antico e caratteristico dell’intera valle. Il paese è famoso per i suoi innumerevoli camini, in passato considerati simbolo di ricchezza delle famiglie borghesi del luogo.  Parcheggio comodamente all’ingresso del paese ed entro subito nella chiesa parrocchiale, intitolata ai Santi Giacomo e Cristoforo. Lo stile è il barocco del ‘700, all’interno si conservano affreschi del pittore locale Giuseppe Mattia Borgnis e una serie di reliquie, paramenti sacri ed arredi religiosi, noti come tesoro di Craveggia. Antistante la chiesa è presente anche il battistero ottogonale, in origine, la tomba monumentale della famiglia Garbagni. Il centro del paese è veramente carino ed elegante. Molti edifici, alcuni anche del ‘600, sono affrescati, i tetti sono a falde spioventi tutti in pietra, molte le ringhiere in ferro battuto che adornano davanzali e balconi. 

Craveggia - Parrocchia Santi Giacomo e Cristoforo
Craveggia – Parrocchia Santi Giacomo e Cristoforo

Prima di riprendere la statale che attraversa la valle, fate un salto alla parrocchiale di Santa Maria Assunta a Santa Maria Maggiore. La sua orgine è romana, ma ricostruita nei primi del ‘700, notevoli gli affreschi interni di importanti pittori locali, delle origini romane resto solo il campanile . La chiesa rientra tra quelle più belle dell’Ossola insieme a Craveggia e Domodossola. 

Re e il suo Santuario

Il piccolo paese di Re è l’ultimo della Valle Vigezzo prima del confine svizzero, che dista circa 7 km. Forse l’attrazione più importante dell’intera valle è il Santuario della Madonna del Sangue, che fu qui eretto, nel 1958 per ricordare l’incredibile miracolo mariano del 29 aprile del 1494. Quel giorno un uomo lanciò una pietra all’immagine affrescata della vergine, che cominciò a sanguinare. L’avvenimento è testimoniato da diversi documenti che è possibile visionare all’interno del santuario. Non potevo andare via dal santuario senza prima vedere la reliquia più importante: un piccolo brandello di stoffa intriso di quel sangue. La reliquia non è esposta, per cui ho dovuto chiedere al sacerdote di poterla visionare. Dopo avere aspettato un po’ è tornato con delle chiavi che hanno aperto una sorta di tabernacolo che custodisce la reliquia, proprio dietro dietro l’altare del ‘600, è stato molto interessante.

Tabernacolo con reliquia

Re - Santuario Madonna del Sangue

Albogno 

Da Re sono tornato indietro, ma prima di abbandonare la valle, ho voluto fare un’ ultima sosta nel piccolo borgo di Albogno, una frazione di Druogno a 1020 m.s.l.m. Un piccolo gruppo di case, anche queste tutte in pietra, molto caratteristiche, anche le sue strette stradine e i vicoletti, sono pavimentate con ciottoli e lastre di pietra locale. Se passate da queste parti per l’ora di pranzo, provate la trattoria Belvedere, ne parlano bene e il panorama dalla terrazza  è fantastico. 

Albogno, frazione di Druogno - Valle Vigezzo

Baceno e la chiesa di San Gaudenzio 

Lasciata la Valle Vigezzo, ritorno in Val D’Ossola e la percorro costeggiando il fiume Toce fino a raggiungere Baceno, il centro principale della Valle Antigorio. Per una sosta gastronomica vi consiglio  l’ Antica Latteria di Baceno troverete degli ottimi formaggi, latticini e salumi locali.

In uno sperone roccioso, proprio all’ingresso del paese, sorge la protagonista indiscussa della zona e non solo: la Chiesa monumentale di San Gaudenzio, risalente al XIII secolo e costruita in stile romanico-gotico. Credo che rientri a pieno a titolo, tra le chiese più belle di tutto il Piemonte. La facciata tipicamente romanica è a capanna, il grande affresco del 1542, ritrae San Cristoforo. Della presenza della chiesa si hanno già notizie a partire dall’anno 1000, l’impianto originario raggiunse le 5 navate tra il ‘400 e il ‘500. La torre campanaria a cuspide, tutta in pietra, fu invece completata nel 1523. L’interno è ricchissimo, un piccolo tesoro di arte e storia, la pareti e i soffitti sono interamente affrescati.  L‘altare della Madonna  risale al 1326, la parete destra del presbiterio è interamente ricoperta da una crocifissione dello Zanetti del 1542.

Baceno - Chiesa di San Gaudenzio

Baceno – Chiesa di San Gaudenzio
Baceno - Chiesa di San Gaudenzio
Baceno – Chiesa di San Gaudenzio

Hotel Monte Giove 

Arrivo a mezzogiorno all’hotel Monte Giove, l’hotel si trova a circa 200 metri dalle terme di Premia che sono state chiuse per 2 anni per via del covid, riapriranno questo inverno. La posizione è strategica per visitare la zona e le valli vicine. Mi accoglie uno dei gestori, Andrea, un ragazzo giovane molto gentile e disponibile. La mia stanza è spaziosa, pulita con un bagno enorme. Lo stile e l’arredamento è un po’ vintage ma per una notte va benissimo. La colazione è buona, c’è solo il “dolce”: cornetti, torte e biscotti.

Riale e la Val Formazza 

Fatto il check-in hotel, parto in direzione Riale, in Val Formazza, la frazione più settentrionale del Piemonte,  a 1718 m sul livello del mare. Parcheggio al rifugio Bim e in circa 10 minuti di passeggiata leggermente in salita, raggiungo la diga sul lago di Morasco, nata negli anni ’30 per generare energia elettrica. La sua costruzione ha sommerso l’antico villaggio di Morasco, il bacino artificiale è circondato da cime molto scenografiche.

Riale e sullo sfondo la diga

Dopo aver fatto un paio di foto, scendo nuovamente nel pianoro per fare due passi. Nell’antico villaggio walser di Riale il tempo sembra essersi fermato, le casette sono tutte in legno e pietra locale, la chiesetta di Sant’Anna adagiata su una piccola collina rende il tutto ancora più caratteristico. La pace regna sovrana, il giallo scarico della vegetazione è il colore dominante, l’autunno sembra proprio essere arrivato.

Dai pressi di Riale partono diversi sentieri che salgono in quota, se volete scoprire alcuni alpeggi del famoso e raro formaggio Bettelmatt potete cominciare proprio da qui, l’Alpe Kastel (1h30 con sentiero G24) e l’Alpe Bettelmatt, si raggiungono facilmente attraverso dei sentieri ben segnati e alla portati di tutti. 

Nel pianoro di Riale sono presenti hotel e ristoranti, è una zona molto turistica sia in estate che in inverno, quando la pista di fondo, molto famosa anche all’estero, prende vita. 

Pranzo a “Le Alpi” 

Per il pranzo, non avendo prenotato da nessuna parte, ho improvvisato, i ristoranti a Riale erano tutti pieni, quindi mi rimetto in auto e comincio a scendere. Mi fermo dopo qualche chilometro a “Le Alpi” un ristorante con camere. L’interno tutto in legno, rende l’atmosfera calda ed accogliente, prendo dei gustosissimi e tipici “maltagliati alla walser”, con cipolle, formaggio, patate e pancetta. Essendo un amante dei formaggi, non ho saputo aspettare oltre e ho preso subito del Bettelmatt, essendo poco stagionato il sapore non l’ho trovato molto deciso. Pago 19,80 euro, con un calice di vino e il caffè. 

Cascate del Toce 

Subito dopo pranzo mi fermo nell’ampio parcheggio antistante la cascata del Toce.  Con un salto d’acqua di 143 metri viene considerata la più bella e imponente fra le cascate delle Alpi. Purtroppo ho visto solo un rivolo d’acqua, la portata d’acqua, dal 1930, viene controllata per la produzione di energia elettrica, per questo motivo, la cascata è visibile nella sua maestosità solo per brevi periodi, da maggio a settembre. Vi consiglio di consultare questa pagina per assicurarvi di vederla in piena attività e nel massimo del suo splendore.

La vista è comunque splendida,  potrete affacciarvi da un balconcino in legno proteso sopra il salto d’acqua. L’albergo ristorante che vedrete, fu costruito nel 1923 e progettato in stile Decò dall’architetto Piero Portaluppi, uno dei massimi esponenti dello stile architettonico.

Vista dalla cascata del Toce – Val Formazza

Continuo a scendere verso valle, si cominciano a vedere i primi colori dell’autunno, sopra i 2000 metri, i larici cominciano a cambiare colore, mentre gli aceri alpini, molto diffusi, sono già completamente gialli. 

Orridi di Uriezzo 

Per visitare gli Orridi ci sono diversi ingressi, vi consiglio l’ingresso sud, quello di Premia, attraversa la parte più bella ed interessante delle gole. Parcheggiate nei pressi dell’oratorio di Santa Lucia, ci sono pochi parcheggi, vi consiglio di evitare gli orari di punta. Dal parcheggio, con una breve e facile passeggiata di 10 minuti si arriva all’ingresso degli orridi, una scalinata in metallo vi porterà  sul letto di quello che era l’antico fiume che ha scavato gli stetti corridoi. 

“Orrido” è un termine generico per indicare delle gole scavate ed incise sulla roccia da fiumi o torrenti. Per la genesi degli orridi di Uriezzo dobbiamo tornare indietro nel tempo, più precisamente a circa 15.000 anni fa, sul finire dell’ultima era glaciale (Wurm), quando l’ alto piemonte era occupato da ghiacciai. Fu proprio quello del Toce che diede vita a diversi corsi d’acqua, uno di questi scavò e modellò le curiose e levigate forme delle gole che possiamo vedere oggi. Quando il ghiacciaio si ritirò, l’antico alveo, dove oggi possiamo passeggiare, fu abbandonato e il fiume Toce spostò la sua sede poco lontano.

Orridi di Uriezzo di Premia - Valle Antigorio
Orridi di Uriezzo di Premia – Valle Antigorio

Marmitte dei Giganti sul Fiume Toce

Attraversato  lo stretto corridoio dell’orrido, risalite e prendete il sentiero verso sinistra che attraversa il ponte, dopo un breve passaggio nel bosco, in 20 minuti circa, si arriva al ponte pedonale sul fiume Toce, dove la vista sulle marmitte dei giganti è splendida. Anche queste forme sono frutto dell’erosione incessante delle acque, in particolare le “marmitte”, sono delle conche di dimensioni variabili, che ricordano delle scodelle, create dal moto vorticoso delle acque ricche di detriti, che scorrevano sul fondo degli antichi ghiacciai. I ciottoli o la ghiaia trasportati dalle acque, roteando vorticosamente, hanno graffiato, scavato e levigato la roccia, regalandoci queste particolari geometrie.

Marmitte dei giganti sul Toce – Valle Antigorio

Un Crodino a Crodo 

Proprio lui: “L’analcolico biondo che fa impazzire il mondo”, anche se l’inventore fu il cuneese Maurizio Gozzelino, la storia del Crodino è legata fortemente alla Valle Antigorio, qui dal 1964 è stato prodotto nello stabilimento di Crodo, da cui prende il nome, con l’acqua della sorgente Lisiel. Parlo al passato perchè è notizia di questi giorni, che dopo 55 anni, la Campari ha deciso di spostare la produzione  a Novi Ligure. Lo stabilimento è ancora qui ben visibile e naturalmente in qualsiasi Bar della zona, il crodino è lo sponsor numero uno. 

Foppiano

Dopo gli Orridi, percorro la strada stretta e tortuosa che porta  alla frazione di Foppiano (1200 m) , ai piedi del monte Cistella (2880 m).  Si tratta di una località turistica e di villeggiatura, ci sono alcuni ristoranti e il rinomato albergo Pizzo del Frate. Dalla zona partono numerosi sentieri escursionistici ed  è possibile svolgere diverse attività: bouldering, arrampicata e mountain bike, solo per fare qualche esempio.

Foppiano

A caccia del Bettelmatt

Scendendo da Foppiano, mi fermo presso l’azienda agricola di Massimo Bernardini a Viceno, uno degli 8 produttori del famoso Bettelmatt (mentre gli alpeggi di produzione sono appena 9 tutti sopra i 2000 m). In vendita al bancone hanno solo quello fresco, con latte munto questa estate, ma voglio assolutamente assaggiare quello più stagionato, con un po’ di patetismo, riesco a convincere la signora, che molto gentilmente prende una delle pochissime forme rimaste dalla cella di stagionatura, con latte munto il 5 settembre 2020. Io felicissimo, riuscire ad assaggiare un Bettelmatt di ben 13 mesi è un’autentica conquista, le 5.000 forme scarse che si producono ogni anno, vanno letteralmente a ruba e già prima di Pasqua l’intera produzione viene consumata.

In particolare il pezzo che assaggio  proviene da latte di vacche brune in alpeggio nei mesi estivi al lago Kastel. Prezzato 45 €/kg, rispetto a quello fresco assaggiato a pranzo, è tutta un’altra storia. Un’esplosione di profumi e sentori, grazie anche all’erba Muttolina o Mutellina di cui si cibano le mucche e presente solo in queste valli. Adesso mi appare più chiaro perchè risulti tra i formaggi italiani più apprezzati in Italia e all’estero. 

Bettelmatt
Bettelmatt

Cena al ristorante la “Fruetta”

Si trova a poche centinaia di metri dal mio albergo, proprio accanto alle terme di Premia. Locale accogliente, personale gentile e cibo nella media a prezzi onesti. Prendo delle buone costolette d’agnello (17 euro), un piatto di salumi misti locali (9 euro) e per dolce un tortino al pistacchio che non gradito molto. Con un calice di vino ho pagato 34 euro.

I km percorsi oggi in auto sono 348 km e  i passi 13000. 

17-10-2021

Alpe Devero 

Per raggiungere l’Alpe Devero è necessario, nei periodi di alta stagione, pagare un pedaggio nei pressi di Goglio. Quando i parcheggi sono esauriti, la strada che sale da Goglio viene chiusa al traffico, vi consiglio di prenotare la sosta del parcheggio attraverso questa pagina. Il “Silos” è il parcheggio più vicino ed è pure al coperto, si paga una tariffa di 2€/ora o al massimo, 12€ per stare tutto il giorno. Esiste anche la possibilità di parcheggiare gratuitamente lungo la strada, ma in questo caso considerate che avrete una lunga salita da affrontare prima di raggiungere il pianoro, in ogni caso informatevi prima, perchè le condizioni variano in base alla stagione. 

La mia avventura al Devero comincia poco dopo le 9 quando arrivo al comodissimo parcheggio del Silos, ci sono 2° e il vasto pianoro, di origine glaciale, è tutto imbiancato dalla brina. Il freddo si fa sentire, ma visto che siamo a 1700 metri di altitudine e all’inizio dell’autunno non è una sorpresa, l’importante è farsi trovare preparati con un abbigliamento adeguato. 

Vista dal pianoro del Devero
Piana del Devero

La zona è molto turistica sia in inverno che in estate, l’impatto antropico c’è e si vede, proprio perchè è facilissima da raggiungere, troverete diversi ristoranti e diverse soluzioni per trascorre una o più notti. Il paesaggio rimane comunque magnifico, soprattutto in autunno, i protagonisti sono due: i larici colorati di un giallo carico e la cima del Cervandone (3211 m) che incombe sulla valle. 

Dall’Alpe Devero al Lago Nero 

La mia prima meta è il Lago nero (1974 m), per l’ andata vi consiglio di prendere il sentiero H11, che parte dalla località Piedemonte, nei pressi di un un ponticello in legno che attravesa il rio Misanco che poi costeggerete durante la salita, lo trovo più semplice rispetto al GTA che prenderete invece per il ritorno per chiudere l’anello. Il sentiero (H11) è piuttosto semplice, l’ombra dei larici vi accompagnerà per quasi tutto il percorso, le pendenze si fanno un po’ più spinte in prossimità dell’alpe Misanco (1907 m), che nel periodo estivo si popola da bestiame in alpeggio. 

Sentiero verso l’ Alpe Misanco
Alpe Misanco - Alpe Devero
Alpe Misanco – Alpe Devero

Il Lago Nero 

Raggiungo il Lago Nero intorno alle 11:15, dopo circa 1h 40 di camminata e un dislivello di circa 380 metri dal pianoro del Devero. La fatica viene ripagata dalla cartolina che mi si presenta davanti, la luce è perfetta, i larici ingialliti dall’autunno avvolgono il piccolo lago sul quale si specchia la cima del Boccareccio (3207 m), attorno a me rododendri e mirtilli. Con un po’ di fortuna potreste scorgere il Tritone alpestre e la Rana temporaria, che di questo piccolo specchio d’acqua ne hanno fatto il loro habitat naturale . Rimango in contemplazione per un po’ e poi riprendo il sentiero che mi riporterà al Devero.

Il percorso adesso è in discesa verso il Rio Buscagna, lo attraversa e poi si ricongiunge con il GTA-sentiero italia (H99) che percorre tutta la Val Buscagna, qui il paesaggio cambia radicalmente, non c’è più l’ombra, il bosco di larici attraversato all’andata, lascia il posto a una grande prateria alpina. Il silenzio viene interrotto solo da qualche fischio di marmotta e dallo stridere di qualche rapace. Dall’innesto con il sentiero H99 un cartello mi dice che per raggiungere l’Alpe Veglia ci vogliono 4h50. Il ritorno è naturalmente più veloce, tutto in discesa o pianeggiante, rientro al Devero dopo circa un’ora. 

Lago Nero - Alpe Devero
Lago Nero – Alpe Devero
Il sentiero italia-GTA della Val Buscagna
Il sentiero Italia-GTA della Val Buscagna
Vista sul pianoro del Devero
Vista sul pianoro del Devero dal sentiero di ritorno

Crampiolo 

Raggiunto nuovamente il pianoro, mi metto in cammino per Crampiolo.

Poco dopo l’oratorio di San Bartolomeo, vi troverete davanti ad un bivio, vi suggerisco, per l’andata, di prendere il sentiero che sale a destra (la gippabile, vietata in inverno), è comodo ed è quasi tutto lastricato. L’altro percorso, che ho fatto invece al ritorno, passa accanto al rifugio Castiglioni, è molto più sconnesso e in alcuni tratti si cammina proprio in mezzo al fango. Arrivo a Crampiolo (1767 m) dopo circa 40 minuti. Sembra di essere dentro a un dipinto, le poche casette del borgo sono tutte in pietra e con i tipici tetti con beole, i davanzali pieni di fiori, il torrente Devero e una chiesetta completano uno scenario decisamente bucolico. 

Crampiolo
L’arrivo a Crampiolo
Crampiolo - Alpe Devero
Crampiolo – Alpe Devero

Il sentiero che ho percorso, fa parte di una vecchia mulattiera che collegava Baceno con la valle di Binn in Svizzera attraverso bocchetta d’arbola (2409 m).  Ancora oggi è possibile percorrere questo antico tracciato con una escursione di circa 3 giorni.

Pranzo al Caseificio Crampiolo 

C’è parecchia gente in giro, non avendo prenotato e decisamente affamato, mi dirigo a colpo sicuro al caseificio Crampiolo gestito dalla famiglia Olzeri, gli stessi proprietari dell’agriturismo Alpe Crampiolo che si trova proprio di fronte.  La famiglia Olzeri è uno dei nove produttori di Bettlematt, i loro alpeggi sono proprio sopra Crampiolo, all’alpe Sangiatto.  Visto il periodo di covid, il caseificio è stato organizzato per fare asporto. Prendo una raclette di Bettelmat molto giovane, fatta sul momento,  con cipolline e patate, una buonissima birra artigianale e un vasetto della loro fantastica panna cotta come dessert. Potete consumare il pranzo, nel verdissimo prato antistante, ci sono anche dei tavoli e delle sdraio. 

Diga del Devero 

Dopo pranzo ho raggiunto la diga Devero (1856 m), dista circa 20 minuti da Crampiolo,  il sentiero è molto ripido  tutto in basolato. Il bacino artificiale, circondato da boschi di larici, chiamato anche Codelago, è nato nei primi del ‘900, dopo che è stata costruita la diga. Da qui al Devero un cartello mi dice che ci vogliono 50 minuti attraverso il sentiero H00.

Vista dalla diga del Devero
Vista dalla diga del Devero

Lago delle Streghe

Prima di intraprendere il sentiero del ritorno, la tappa al Lago delle Streghe è obbligata, a 10 minuti da Crampiolo, una lunga passerella in legno pemette di superare la torbiera sul quale sorge il laghetto. Anche qui i larici fanno da cornice, la luce del primo pomeriggio è pessima per delle belle foto, ma lo scenario rimane apprezzabile. L’unica nota dolente è la confusione, c’è gente ovunque, rimpiango il Lago Nero di stamattina, tutta un’altra atmosfera.

Lago delle Streghe - Alpe devero
Lago delle Streghe – Alpe Devero

Ultima tappa: Faggio monumentale di Goglio

La mia intensa giornata finisce intorno alle 16, sono molto stanco ma felice, il contapassi mi segna un numero record: 24748, circa 19 km.  

Prima di prendere la strada verso Baceno, vi consiglio di fare una breve sosta per ammirare il Faggio monumentale di Goglio, è veramente imponente e in autunno è ancora più fotogenico. Scendendo dal Devero si trova sulla scarpata di destra poco prima di Goglio, in prossimità della centrale idroelettrica. Sulla mappa iniziale, ho indicato la posizione esatta.

Faggio monumentale di Goggio
Faggio monumentale di Goggio